Zigzagano tra i versi le oscure emozioni di cui si fa foriera la penna di Joan Josep Barceló i Bauçà. Quasi un urlo di disperazione vien fuori dalle pagine, un grido di protesta che prende atto di una realtà ostica, cattiva, terribile. Non c’è luce in queste liriche, si vaga a tentoni in un presente violento, pericoloso, aspro. Lo spirito è irrequieto, l’ambientazione è tenebrosa, tuttavia vien fuori il bisogno di comunicare, di trasmettere la propria interiorità, quelle parole controcorrente urlate al vento e disperse, udite da nessuno. Ma il poeta non si arrende. È proprio quel desiderio che si trasforma in punto di forza, in scintilla che illumina, brucia, dà vita. Dietro dunque un verseggiare apparentemente cupo, si nasconde un’immensa esigenza di sentire l’altro. Con onore quindi diamo voce al poeta, “Scopriamo un fascino nelle cose ripugnanti, ogni giorno d’un passo, nel fetore delle tenebre, scendiamo verso l’inferno, senza orrore” (Charles Baudelaire). |