All’orfanatrofio dove Sabine Helmwood lavorava, i momenti di tranquillità non erano frequenti. Quaranta bambini, maschietti e femminucce, tutti sotto gli otto anni e con le più disparate necessità erano un bel gruppo da gestire, soprattutto quando ad averne cura, a parte qualche occasionale volontario, erano solo la direttrice dell’istituto, Lady Salina, il suo anziano aiutante e custode, Lord Stedon e Sabine stessa che con i suoi ventitré anni di età non si considerava di certo la balia più esperta in città.

Così Sabine apprezzava sempre il momento del riposino quotidiano dei bambini e, quel pomeriggio, in compagnia di Lord Stedon, mentre i bambini dormivano, aveva accettato una sfida a un gioco di carte chiamato Brisk. Lord Stedon si era dimostrato subito imbattibile, tanto che Sabine aveva cominciato a dubitare che fosse solo per merito dell’esperienza o della fortuna. Il problema era che se Lord Stedon avesse vinto un’ultima mano, a Sabine sarebbe toccato lavare i pavimenti, una mansione che detestava.

«Accipicchia, Lady Helmwood», esclamò Lord Stedon mostrandole le carte. «Oggi sono proprio fortunato!» Il vecchietto scoppiò a ridere di gusto con quella sua risata che si trasformava in tosse e lo faceva sempre sembrare sull’orlo di un collasso.

Sabine guardò le carte e si accigliò. Ce n’era una in più.

«Lord Stedon …» La ragazza puntò alla carta ma non riuscì a completare la frase perché qualcuno bussò con forza al portone d’ingresso, interrompendola.

Sabine sussultò e Lord Stedon ricambiò la sua occhiata preoccupata.

Non aspettavano visite....