Definire il libro come un romanzo di formazione sarebbe eccessivo, assolutamente irriverente nei confronti di Salinger, nonostante un infinitesimo, voluto, riferimento a Holden. Vero è tuttavia che vuole essere, nel suo piccolo, piccolissimo intento, un romanzo di crescita. Una crescita che vede un gruppo di ragazzi confrontarsi da una parte con l’avvicinarsi dell’esame di maturità , da un’altra con un impegno collettivo e da un’altra ancora con una situazione più grande di loro, violenta e brutale. L’impegno che li coinvolge è in fondo piccola cosa, una rappresentazione teatrale, ma viene arricchita di un contesto organizzativo e progettuale che li motiva e li entusiasma. Contribuisce a unirli, a cementare legami preesistenti e a crearne di nuovi. La vicenda violenta nasce da una semplice bravata, che scatena però meccanismi di rivalsa, istinti malvagi e azioni deprecabili. Il tifo calcistico è l’alibi per tali prodezze. E intorno a queste tre direttrici di sviluppo si intrecciano le storie dei singoli ragazzi, storie di ingenuità , amore, simpatia, amicizia, affetto e solidarietà . Storie positive in effetti, volutamente tali, innocenti forse. Ma sono appunto storie di crescita, di maturazione, che l’accelerazione degli eventi rende alla fine anche drammatiche. L’ambientazione è quella di fine anni ottanta, per porre un distacco dal presente, ma i sentimenti e le passioni sono di ogni tempo. Come i passaggi della vita. |