Mettiamo subito le cose in chiaro: questo è un grande autore ma non è adatto a tutti i tipi di lettori. Mi spiego. Il suo stile elaborato, la riproposizione di tematiche ottocentesche in chiave moderna, il gusto per il brivido e per l'orrore suggerito, possono renderlo indigesto a quanti abituati a ritmi vorticosi e alla narrativa violenta, d'impatto. "Attraverso sentieri perduti" è una raccolta di dieci racconti, non sempre omogenei per contenuti, che spaziano dal mistery al noir senza trascurare la componente fantastica. Tutti però accomunati dal marchio di fabbrica di Francia: il mistero e l'ironia. L'ambientazione è italiana, a volte rurale a volte urbana, sempre malinconica, pregna di ricordi del passato, della grande storia della penisola. Questa storia che non è morta e non accetta di essere irrisa e dimenticata dall'umanità frenetica e materialista. Ed è proprio la ribellione dell'Antico la tematica centrale di questi racconti, ma questa ribellione non sfocia mai nel vero e proprio orrore, è sempre stemperata da un ghigno di scherno. Come se l'Antico, nella sua grandezza, si divertisse a beffarsi della razionalità e dell'ignoranza di questi tempi. Conan Doyle, Stevenson, Maupassant, sono gli autori nel cui segno Francia si muove. Emulando la ricercatezza dei maestri lo scrittore campano si rivolge anche ai lettori più giovani, senza tuttavia risparmiarsi staffilate sarcastiche alla morale comune. "Attraverso sentieri perduti" non è un libro di superficie, la sua forza sta proprio nella profondità e non può lasciare indifferente un qualsiasi amante della letteratura in genere. Non c'è da stupirsi dei numerosi riconoscimenti che Francia ha ricevuto e che il suo sia uno dei nomi più interessanti della scena nera underground italiana.
L'unico appunto che gli si può muovere è l'eccessiva brevità che a volte non soddisfa pienamente il lettore, ma che ha anche il pregio di non scadere mai nel noioso o nel prolisso. La mia convinzione e speranza è che il meglio debba ancora venire.
Nel frattempo godiamoci "L'Armadio", "La Marcia", "Il Viaggio" e "Il Diorama", a mio avviso i vertici letterari raggiunti nella raccolta. Questi racconti meritano ben più di una semplice lettura per assaporare a fondo le loro sfumature e la classe con cui sono scritti. Non si tratta di un lavoro da divorare tutto d'un fiato, ma da sorseggiare, un racconto per volta, con lentezza. L'inverno, la vecchia poltrona Frau e le braci nel caminetto non sono un obbligo. L'edizione cartacea si.
Mario Campaner
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