Sette piume, sette racconti legati da un filo conduttore: l’amore nelle sue molteplici sfaccettature. Fraterno, tradito, terreno, divino… L’amore è la forza che muove l’universo, non ha importanza quale forma vesta. Sette piume portate dal vento, destinate a posarsi sul palmo della vostra mano per poi raggiungere l’essenza dei sogni.
Incontrerete maghi, streghe, cavalieri e guerrieri. Creature terrene che raccolgono in sé il divino. Incontrerete il coraggio e la volontà di credere nei sentimenti ed essere fedeli al sentire della propria anima.
Il racconto “Crocefissa”, già pubblicato nell’antologia “Storie di Immaginaria Realtà volume V” edita dalla Giovane Holden Edizioni, si è classificato secondo al Concorso Streghe Vampiri & Co 2018 con la seguente motivazione:
“Sono righe asciutte, preziose e taglienti, di una maestà raffinata spezzata di dolore e di rabbia, quelle di Crocefissa. Di Agnese, la deliziosa straniera gentile che ha aiutato tante donne a partorire, non resta che un corpo scempiato. La Strega, quella che danza sola nella brughiera e che sembra sapere così tante cose, sta per finire nel fuoco di un giusto castigo. Immobile di fronte al rogo, il figlio di Agnese osserva. Il piccolo Giacomo non versa una lacrima, ma osserva e comprende. Lui, come la madre e a differenza di tutti gli altri attorno, sa. Quella scena tanto cruda da essere irreale lo istruisce su quale senso abbiano davvero i concetti più profondi di libertà, di empatia e di tolleranza; in silenzio, intuisce quale sia il reale e tremendo significato della paura negli uomini e delle conseguenze aberranti che essa può avere. Agnese, donna dal cuore buono ma dalle origini estranee, ha avuto il dono e la maledizione di saper ascoltare, di voler conoscere, e di interpretare la vita come propria. Insopportabile, per chi non può capire. Ma il ragazzino, carne della sua carne e spirito del suo spirito, lo fa. E allora, mentre in nome di un dio codardo le fiamme consumano la strega terminando orrendamente il suo strazio, un giovane demone prende coscienza di sé. Quella di Micol Fusca non è una storia di paura classica, ma un racconto in cui è la paura in sé a rappresentare il più tremendo dei mostri, per la sua tetragona prossimità, connaturata in fondo in ognuno. Se il sovrannaturale qui esiste, è in queste pagine qualcosa di molto umano, ma più che mai soffocante e irriducibile. Racconto potente, dalla costruzione sofisticata, di grande eleganza formale e di formidabile impatto atmosferico.”
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